venerdì 19 dicembre 2014

Collo sì, collo no...




 



Chi pratica danza classica sa che tra i tanti requisiti richiesti, l’en dehors e il collo del piede sono di sicuro i due più importanti. Spesso i medici che si occupano di danza sono chiamati a rispondere a questo tipo di domande: posso incrementare il mio en dehors? Posso migliorare il mio collo del piede? Quali esercizi posso fare per l’anca? E quali per il piede? Parleremo in questo breve articolo del collo del piede.
Il collo del piede è determinato dall’estensione di una catena di articolazioni, che partono dalla tibio-astragalica (articolazione della caviglia) per giungere alle articolazioni interfalangee.

L'estensione di tutte queste determina la caratteristica forma del piede in punta. Il fattore limitante più importante nell’acquisire l’en pointe è di sicuro la tibio-astragalica, vale a dire la possibilità di escursione articolare dell’astragalo all’interno del mortaio tibiotarsico (costituito da porzione distale della tibia e del perone). Durante l’en pointe, l’astragalo ruota e scivola all’interno del mortaio fino a bloccarsi. 
Questo movimento può essere limitato da diversi fattori: os trigonum, processo di Sieda, capsuliti, ecc. Al di sotto della tibio-astragalica, l'articolazione più importante nel determinare il collo del piede, abbiamo altre articolazioni dotate, fisiologicamente, di una minor escursione articolare: sono le articolazioni tra astragalo e scafoide, scafoide e cuneiformi e cuboide, tra metatarsali e ossa del tarso, tra metatarsali e falangi. L’articolazione tibio-astragalica è la responsabile principale nel determinare il collo del piede e, grazie alla partecipazione delle altre articolazioni, è tale da permettere l’allineamento tra ginocchio, malleolo (interno o esterno) e dita del piede.
Grazie a questo allineamento, il peso del corpo viene ad essere equidistribuito e si garantisce il giusto aplomb dell’arto inferiore. Se invece il collo del piede non permette questo allineamento (per difetto di estensione della tibio-astragalica e/o delle articolazioni al di sotto di questa), l’aplomb dell’arto inferiore viene a mancare e i ballerini sono più soggetti a particolari lesioni capsulo-legamentose o ossee.
Tra le patologie capsulo-legamentose ricordiamo: maggior frequenza di distorsioni di caviglia, tendinopatie dei flessori del piede (peronei, tibiale posteriore, flessori delle dita e lungo dell’alluce) e degli estensori (estensori comuni delle dita, estensore proprio dell’alluce). Tra le patologie ossee, invece, ricordiamo: fratture da stress a livello della base dei metatarsali, frattura da stress della tibia. Per comprendere la genesi di queste patologie, è bene fare qualche richiamo di anatomia applicata alla tecnica della danza. Per poter eseguire l’en pointe, occorre estendere ai massimi gradi la caviglia e il piede. Questo movimento dovrebbe essere condotto dalla muscolatura profonda del piede, e non del polpaccio.

Per muscolatura profonda si intendono: tibiale posteriore, flessore delle dita e dell’alluce, peronei. Questi muscoli, definiti retro-malleolari hanno un duplice ruolo:
1) estendono la caviglia e le articolazioni al di sotto di questa.
2) stabilizzano la caviglia.
3) spingono l’astragalo in avanti usando i malleoli come fulcro e quindi, in definitiva, migliorano il collo del piede.


Un piede con poco collo del piede andrà incontro a tendinopatie poiché i tendini flessori “retro-malleolari” sarebbero forzati e non avrebbero un decorso rettilineo. Inoltre, per via della conformazione scheletrica e per l’intervento di altri muscoli estensori (tricipite della sura), essi non potranno svolgere il loro ruolo di stabilizzatori della caviglia e del piede. Il sovraccarico di lavoro e il loro non fisiologico meccanismo di azione, in un piede atteggiato in una posizione estrema come può essere la punta, determina l’insorgenza di tendinopatie. 
Altro importante capitolo è rappresentato dalla fratture da stress dei metatarsali, di solito il secondo e il terzo. Tipicamente, esse insorgono nel piede definito “over-pointed”, vale a dire un piede dove il collo del piede è poco sviluppato e la punta è costruita “lavorando” le articolazione al di sotto della caviglia. Lo sforzo biomeccanico si concentra però a livello della regione tarso-metatarsale, e da qui l’insorgenza delle fratture a livello della base del II o del III metatarsali.

Clinicamente, la frattura da stress viene sospettata quando compare progressivamente dolore a livello della base del metatarsale. Il dolore è presente dapprima solo durante l'attività, poi anche a riposo. Il dolore è intenso durante la punta e la mezza punta. All’inizio della sintomatologia dolorosa, la Rx può essere negativa, ma la risonanza magnetica e o la TAC evidenziano la frattura e l’edema all’interno dell’osso. La terapia è assai diversificata.

Le fratture da stress guariscono bene con il riposo funzionale, l’astensione dall’attività della danza, l’uso di ortesi o scarpe a suola rigida, unita a terapie fisiche (magnetoterapia, ultrasuoni, onde d’urto). Le fratture da stress della tibia legate a scarso collo del piede sono invece dovute a squilibrio della muscolatura flessoria ed estensoria e all’azione dei muscoli stessi che eseguono una trazione sul margine anteriore della tibia. Questo, a lungo andare, porta ad un indebolimento della struttura dell’osso fino alla formazione di vere e proprie "cricche" a livello del margine anteriore della tibia. Anche in questo caso, le fratture da stress guariscono bene con il riposo funzionale e le terapie fisiche. È nota anche un’associazione tra fratture da stress e dimagrimento, per cui disturbi alimentari e/o ormonali andrebbero, se possibile, corretti.

Resta ora da spendere due parole su una domanda: posso migliorare il mio collo del piede? Diciamo di sì, “lavorando” i giusti muscoli e agendo sulle giuste articolazioni, agendo “in allungamento” su alcune strutture anatomiche così da creare spazio per permettere un miglior grado di escursione articolare. Questo migliorerà il collo del piede entro certi limiti ma, di sicuro, ridurrà il rischio di patologie muscolo-tendinee e ossee
descritte. Si dovrà quindi agire sui muscoli profondi del piede (tibiale, peronei, flessori delle dita, ecc), sulla tibio-tarsica e sulle articolazioni al di sotto di questa, senza “forzature” eccessive, ma con un lavoro progressivo, lento, profondo.



martedì 2 dicembre 2014

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domenica 23 novembre 2014

Le basi di Danza Classica



La danza classica è una danza d’école basata sul principio fondamentale dell’en dehors (in fuori). In questa posizione le gambe devono mostrare al pubblico la loro parte interna ed la coscia deve quindi ruotare all’esterno di 90° rispetto all’asse del corpo. Si raggiunge più facilmente l’en dehors, quindi la rotazione delle articolazioni femorali, stringendo i muscoli che formano la cintura addominale ed i glutei, mantenendo rettilinea la colonna vertebrale.
La testa deve essere eretta sulla stessa verticale dei piedi, in posizione naturale.
L’en dehors, non è una semplice convenzione, ma è necessaria per dare agli arti inferiori del danzatore libertà di movimento in ogni direzione, permettendo al femore di ruotare liberamente e completamente nel suo alveolo.
È importantissimo iniziare bene, quando si definisce la posizione di partenza, i passi vengono da soli.

Il ballerino deve prima di tutto tendere la spina dorsale dritta, abbassare il bacino, tirando su il torace e assottigliano la vita, senza alzare le spalle, ma tenendole indietro e bene aperte. Le gambe dritte; le braccia devono essere basse, simulare un abbraccio molto largo da formare un ovale, molto sciolte e rilassate ma pronte per assumere le cinque posizioni-base. Un respiro profondo e un sorriso durante il ballo trasmettono la gioia del ballo...

Il corpo in simmetria
Un elemento fondamentale per la creazione di movimenti appropriati è il piazzamento simmetrico del corpo. Le parti del corpo devono essere in una perfetta armonia naturale armonia tra loro, lasciare che sia il capo a indicare la direzione che i piedi dovranno prendere (e quindi che sia la guida del movimento). Ad ogni passo, il ballerino deve allineare le parti del corpo, come per formare una linea ideale in continua evoluzione.

L'Equilibrio
Una delle cose più difficile è l'equilibrio, un ballo "pulito" è determinato in gran parte dall'equilibrio. Le braccia e le gambe devono essere sempre attentamente controbilanciate. Distribuire uniformemente il peso sulla gamba d'appoggio permette al ballerino di essere rilassato e libero nei movimenti. Per esempio se in una posizione si ha una gamba elevata, per trovare l'equilibrio bisogna tenere la testa dritta, così come la spina dorsale e controbilanciare con il braccio il peso della gamba. Anche lo sguardo contribuisce molto, guarda lontano, seguendo la linea che ti indica la posizione del braccio.

sabato 15 novembre 2014

Le affezioni più comuni dei ballerini



Bolle e vesciche
Sono scollamenti bollosi della pelle, di origine meccanica, dovute a sfregamento. È meglio evitare, prima delle lezioni e degli spettacoli, pediluvi con acqua calda che rendono più fragile la pelle; è invece utile strofinare le zone a rischio con alcool denaturato per "indurire" la cute. Come terapia è necessario detergere le vesciche, disinfettarle, forarle da due o più parti e svuotarle; sarebbe meglio non togliere la cupola di epidermide per evitare infezioni: utilissimo applicare cerotti medicati imbottiti 

Calli e duroni
Sono dovuti a microtraumi come conseguenza di sovraccarichi pressori o sfregamenti abnormi. In un primo stadio la cute, sottoposta a frizione o a carico, viene compressa e le cellule degli strati superficiali si accumulano; in un secondo stadio l'irritazione provoca una reazione linfovascolare oppure borsiti con infiammazione locale; nel terzo ed ultimo stadio si può avere irritazione nervosa, infezioni, reazioni dell'osso sottostante. Sia in presenza di calli che di duroni il soggetto cerca di evitare l'appoggio della parte interessata; l'evoluzione verso la cronicizzazione è in genere la regola. L'approccio terapeutico dipende dalla gravità: in fase iniziale bisogna proteggere la parte per evitare il continuo sfregamento; quindi si deve capire il perchè del sovraccarico e modificarne le condizioni; infine si può escindere il callo con dei cheratinolitici. In ogni caso si deve curare e correggere la causa che ha portato alla formazione della callosità. 

Onicopatie
Assai frequenti, si distinguono in traumatiche e infettive. Le ballerina che usano la scarpa da punta arrivano anche a perdere l’unghia per suo distacco. Frequenti sono gli ematomi subungueali e le distrofie ungueali, provocate da traumi diretti a livelli dell’ultima falange, connessi quindi al trauma da puntale della scarpa da punta. Le forme infettive sono a provocate da dermatofiti, muffe e lieviti, capaci di insediarsi prevalentemente a livello ungueale. 

Talalgia
È caratterizzata da un dolore che si manifesta sotto il tallone nel momento in cui si poggia il piede per terra; persiste, attenuato, durante il riposo. La causa è da ricercarsi in una contusione cronica del calcagno, schiacciato tra suolo e peso del corpo e si manifesta con più frequenza a causa di tanti piccoli traumi ripetuti, dovuti ai salti e ai pavimenti troppo duri: un pavimento di cemento non riesce ad ammortizzare l'impatto del piede sul suolo. Le cure fisioterapiche hanno dato ottimi risultati sino alla completa guarigione. 

Unghie
Le unghie del piede sono anch'esse sottoposte ad una forte pressione e da ciò derivano diversi problemi: i più frequenti sono le unghie incarnite i lividi sotto alle unghie che portano alla perdita dell'unghia. Il primo è dovuto alla forte pressione esercitata sulle unghie tagliate troppo corte: l'unghia si incurva penetrando nei lati del dito, soprattutto per quanto riguarda l'alluce. Il secondo problema è invece legato ad una pratica troppo intensa dell'uso delle punte. Entrambi i problemi non sono da sottovalutare in quanto, ad esempio il primo problema, possono richiedere un'operazione chirurgica se il podologo lo richiede. 

Verruche
La verruca è dovuta ad un virus, è contagiosa e nel piede si insedia nella cute, dove scava una loggia, circondandosi di materiale corneo e approffondendosi verso le terminazioni nervose. A differenza delle callosità plantari è più molle, sanguina facilmente ed è più dolorosa; è contagiosa per contatto diretto, soprattutto in piscina, doccie pubbliche e simili, dove l'umidità dilata i pori facilitandone l'ingresso. Le terapie vanno dalla crioterapia alla elettrocoagulazione, dalla cauterizzazione chimica alla terapia chirurgica, sempre sotto controllo medico.

lunedì 27 ottobre 2014

L'alimentazione nella danza


Danzare e ballare sono attività piuttosto impegnative dal punto di vista fisico, sia durante la preparazione e l’allenamento, che può essere anche molto lungo e, in molti casi, costante per tutta la “carriera”, sia in occasione dell’esibizione, che può essere uno spettacolo o una tournée, un saggio o un provino. Uno degli aspetti più importanti della preparazione di un ballerino, di qualunque stile, deriva dalla qualità dell’alimentazione: si può tranquillamente dire che una bella carriera nasca a tavola, dove si sceglie cosa e quanto mangiare e bere. La prestanza fisica richiesta ad un ballerino è del tutto simile a quella di uno sportivo e l’alimentazione deve essere calibrata esattamente sulle caratteristiche dell’atleta, sul tipo di danza praticata, sulla durata e l’intensità dell’allenamento, sul grado di preparazione e sugli obiettivi. 

Né troppo, né troppo poco: giusto
Mangiare troppo è di solito il problema più comune, ma nel mondo della danza esiste anche il problema contrario, di chi mangia troppo poco, alla ricerca di un corpo esile in modo innaturale e inarrivabile. Un corpo tonico e muscoloso è l’ideale per raggiungere le prestazioni che si desiderano, anche per un ballerino. Deficit alimentari, di vitamine, sali minerali e calorie, portano ad una maggiore fatica nel compiere qualunque attività, danza compresa, danneggiando persino il percorso di crescita - per bambini e adolescenti - e la salute in generale. Per contro, un peso eccessivo derivato da un’alimentazione con troppe calorie o con proporzioni sbagliate di nutrienti - come, ad esempio, troppi grassi o troppi carboidrati rispetto alle proteine - affatica il fisico, danneggia ginocchia e caviglie e impedisce prestazioni adeguate, rendendo anche in questo caso difficile l’attività di ballare. In generale, mangiate poco ma spesso e NON saltate mai una buona colazione, che è uno degli errori più frequenti. Ogni giorno, dovreste mangiare a colazione, pranzo e cena; inoltre fate due spuntini leggeri a metà mattina e a metà pomeriggio, magari con latte o spremute di frutta, che contengono acqua per reidratare il corpo, sali minerali per le ossa e vitamine per il miglior funzionamento degli organi.

Seguire una dieta bilanciata non è molto difficile, ma occorre sempre un po’ di costanza. Ricordate:
 mangiate di meno nei periodi dove si fa meno esercizio, ma con la stessa frequenza;
riducete per qualche giorno i consumi se avete mangiato troppo ad una festa o un pranzo speciale, oppure, meglio, aumentate l’attività fisica;
se avete in previsione uno sforzo particolare, come un provino o uno spettacolo, un pizzico di zuccheri in più ci sta: una barretta di cioccolato prima e un bel bicchiere di latte dopo, sono davvero perfetti!
la colazione rappresenta il pasto principale della giornata e dovete fare il pieno di energia: un bel bicchiere di latte, una fetta di pane e marmellata e per finire un buon frutto di stagione!

Le regole d'oro
- BEVETE sempre molta acqua, anche se non avete sete: non restate a secco!
- VARIATE molto gli alimenti, per coprire tutti i principi nutritivi;
- SCEGLIETE frutta di stagione e verdure fresche, ricchi di sali minerali e vitamine, almeno 2 o 3 volte al giorno;
- RIDUCETE i cibi preconfezionati: contengono spesso conservanti o quantità eccessive di grassi e zuccheri;
- MANGIATE con regolarità, ad orari costanti;
- MANGIATE lentamente, masticando bene;
- EVITATE di eccedere con i pasti e con stravizi per lunghi periodi, come durante le vacanze;
- NON SALTATE I PASTI, perché poi il corpo compensa accumulando più grassi;
- SCEGLIETE latte oppure succhi di frutta senza zucchero aggiunto;
- NON SALTATE MAI LA COLAZIONE: è il pasto più importante della giornata, dopo molte ore di digiuno;
- MANGIATE poco e spesso; per gli spuntini sono perfetti latte e frutta;
- SCEGLIETE carni bianche, pesce e legumi;
- EVITATE gli integratori, servono davvero solo in casi veramente limite.

Siete alla ricerca di un alimento perfetto che contenga tutti i più importanti principi nutritivi? Il latte, per esempio, è un’ottima scelta perché:
• è un alimento completo: contiene zuccheri (lattosio), grassi, proteine, vitamine, sali minerali (calcio, fosforo, magnesio) e acqua;
• è ricco di proteine nobili, complete di amminoacidi essenziali che favoriscono il buon funzionamento dell’organismo;
• contiene tanto calcio e altri minerali che aiutano a rafforzare le ossa e a rendere i muscoli più efficienti (come Mukki Benessere Ossa);
fornisce energia preziosa e diversa a seconda degli elementi da cui deriva: gli zuccheri forniscono energia disponibile in modo immediato; i grassi offrono energia a lunga durata; le vitamine ne producono di nuova;
• dopo lo sport è l’ideale per reintegrare sali minerali e vitamine;
• svolge un’ottima funzione reidratante e aiuta a prevenire le fratture da sovraccarico;
• riduce il rischio di obesità e ottimizza il profilo lipidico;
• per chi deve perdere peso o lo preferisce più leggero, è disponibile latte anche con pochi grassi (come Mukki Latte Linea e Benessere);
• rasserena e migliora la qualità del riposo;
• i nutrizionisti INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) raccomandano il consumo di 2 o 3 bicchieri di latte al giorno, circa 250 ml;
• va bene a tutte le età; se si è persa la tolleranza al lattosio - lo zucchero del latte - in molti casi la si può riacquistare bevendo piccole quantità crescenti ogni giorno oppure scegliendo prodotti a basso contenuto di lattosio 

mercoledì 22 ottobre 2014

Anna Karenina


Dal 25 al 26 Ottobre al Teatro San Carlo Napoli


ANNA KARENINA 

Coreografia: Boris Eifman
Musica: Pëtr Il'ič Čajkovskij
Eifman Ballet Company

Teatro di San Carlo
sabato 25 ottobre 2014 ore 20.30
domenica 26 ottobre 2014 ore 17.00 / ore 21.00


ANNA KARENINA
è un romanzo di Lev Tolstoj che fu pubblicato per la prima volta nel 1877. Il romanzo apparve inizialmente a puntate sul periodico Il messaggero russo a partire dal 1875, ma nel 1877 gli venne pubblicato solo un sunto di poche righe della fine del romanzo e Tolstoj, che lì aveva preso delle posizioni antinazionaliste, fu costretto a far pubblicare a proprie spese e separatamente l'ottava parte.Tolstoj vedeva in questo libro, considerato un capolavoro del realismo, il suo primo vero romanzo. Per la stesura di Anna Karenina egli trasse ispirazione da I racconti di Belkin dello scrittore e poeta russo Aleksandr Sergeevič Puškin.Nel 1887 lo stesso Tolstoj circa l'inizio di Anna Karenina affermò di avere immaginato, mentre era sdraiato sul divano, un «nudo gomito femminile di un elegante braccio aristocratico» e che da lì fu così perseguitato da quell'immagine da doverne creare un'incarnazione.Sebbene la maggior parte della critica russa stroncasse il romanzo fin dalla prima pubblicazione, definendolo «un romanzo frivolo dell'alta società», secondo lo scrittore russo Fëdor Michajlovič Dostoevskij «Anna Karenina in quanto opera d'arte è la perfezione... e niente della letteratura europea della nostra epoca può esserle paragonato». La sua opinione fu condivisa da Vladimir Vladimirovič Nabokov, che lo definì «il capolavoro assoluto della letteratura del XIX secolo».

lunedì 20 ottobre 2014

Scegliere la scarpetta da punta


A grandi linee, si contano oltre 25 marche di scarpette da punta, apparentemente simili tra loro come forma, ma differenti nella sostanza. Cambia infatti la durezza della soletta, il suo taglio, l’altezza della mascherina, la forma del puntale. Queste sono le caratteristiche più importanti delle scarpette. Spesso inoltre si sente dire che un determinato modello sono consigliate per chi ha “un piede in via di sviluppo e per chi ha una buona caviglia”, ma che dipende anche “dalla forza del piede”. Secondo noi una affermazione del genere è fuorviante. La scarpetta non sosterrà una caviglia che non è capace di essere sostenuta in appoggio completo e in mezza punta. La scarpetta, per come è stata congeniata dal suo introduttore storico, è un “mezzo” e non uno “strumento di tecnica”.
Dunque, innanzi tutto bisogna ricordare che tutti hanno un piede con una morfologia propria, chi ha le dita della stessa lunghezza, chi ha l’alluce più lungo, in altre è il secondo dito ad essere più lungo. Questo indica che le dita dovranno “adattarsi” in modo differente al puntale.

Altra caratteristica da valutare è il sostegno della caviglia e del piede nei fondamentali, e quindi la capacità di correggere in ogni fondamentale l’atteggiamento del piede. questo vuol dire buona tecnica, uso del piede e della caviglia corretto nei fondamentali.

Da ultimo viene la “dote anatomica” del “collo piede”. Esistono piedi che sono più dotati (più cavi, magari più “forti”), altri invece meno. Tutti e due potranno studiare la punta, ognuno con risultati differenti e tuttavia con possibilità di sviluppare lesioni.

Dire che un piede deve essere forte, non vuol solo dire che esso sia adatto alla punta. Il piede deve essere armonico, la muscolatura flessoria ed estensoria deve essere ben bilanciata, le dita devono essere correttamente tese nel salvapunta e nel puntale. La maestra e l’allieva dovrebbero quindi scegliere insieme la scarpetta da punta in base alla caratteristiche anatomiche del piede e alla tecnica che la maestra stessa usa sulle proprie allieve per lo studio della punta.

Il “collo del piede” si forma per il continuo e costante lavoro muscolare e articolare, non perché una scarpetta ha una soletta morbida o una mascherina alta o bassa. Una punta inadatta concentrerà gli stress meccanici in aree ristrette del piede, generando tendinopatie e sovraccarichi articolari. Il dolore farà usare male il piede e genererà errori tecnici, in un circolo vizioso: scorretto uso del piede, consumo anomalo della scarpetta, difficoltà ad usarla, con conseguenti tendinopatie e sovraccarichi. Si genera quindi una continua ricerca che porterà più di frequente non a correggere l’uso della punta, ma a riferirsi a una scarpetta da punta di altra marca.

Si cerca di cambiare sempre il “mezzo”, che come detto non è “strumento tecnico”, vale a dire strumento per sviluppare il piede. Il piede dovrebbe già essere pronto per la punta, sia da un punto di vista di “predisposizione anatomica”, che da un punto di vista tecnico. La scarpetta potrà migliorare l’estetica del piede sviluppando doti anatomiche e tecniche già presenti, ma se un piede non ha “sostegno della caviglia”, difficilmente diventerà un piede ben “sostenuto” o il suo “collo del piede” molto sviluppato.

Un ultimo fattore da considerare è legato all’usura della scarpetta. Essa dovrebbe essere simmetrica, e il puntale dovrebbe essere simmetricamente consumato. La scarpetta dovrebbe presentare usura legata all’uso e non ad errori tecnici, il puntale non dovrebbe essere rotto e permettere di posizionare la scarpetta in equilibrio senza denotare deformità della soletta e del contorno della calzatura.